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PRESENTAZIONE
di Filippo Patroni Griffi Consigliere di Stato Coordinatore del Nucleo per la semplificazione delle norme e delle procedure presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri
Platone, filosofo dell’antica Grecia,
avvertiva che non vi è nulla di più
difficile che dare una buona legislazione a
uno Stato. E per fare ciò occorreva porsi
con lo stesso stato d’animo con il quale si
pone un vecchio nel dare lezioni a un
fanciullo.
Isabella e Giuseppe –che sono semplicemente
i miei figli, dodici e dieci anni- in
procinto di partire con la scuola per la
Francia, mi hanno chiesto: “Come mai due
anni fa, all’altro viaggio, siamo dovuti
venire con te al Comune per la fotografia, e
questa volta no?”.
Dal che si capiscono due cose:
da Platone sono passati più di duemila anni,
ma nei cittadini e negli operatori economici
è viva un’esigenza di fondo: avere poche
leggi, facili da trovare e semplici da
comprendere;
la semplificazione burocratica, che riguarda
i certificati, è percepita immediatamente,
direi istintivamente, dai cittadini, perché
incide sulla loro vita quotidiana.
Non sempre è possibile avere poche leggi: la
vita di una società complessa come quella
attuale richiede regole e le regole, per
essere rispettate da tutti, devono quasi
sempre essere tradotte in leggi e
regolamenti.
Però è lecito aspettarsi, in uno Stato ben
ordinato, che le regole siano ridotte allo
stretto necessario e siano ben scritte.
Partendo da questa idea, nell’ultimo
decennio, in gran parte dei Paesi
dell’Unione europea e in quelli che
aderiscono all’Organizzazione per la
cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE),
si è messo in moto un processo volto ad
assicurare una migliore qualità delle norme
che regolano la vita dei cittadini e delle
imprese.
L’Italia
non è rimasta fuori da questo processo;
anzi, negli ultimi quattro anni, cioè a
partire dalla legge n. 59 del 1997, il
problema della semplificazione burocratica è
andata di pari passo con il riordino del
sistema normativo, perché le regole e le
procedure burocratiche sono previste in
leggi e regolamenti e quindi non si può
“semplificare” senza pensare di riordinare
le norme e migliorarle.
Tra gli strumenti di semplificazione
normativa il testo unico è uno dei più
efficaci. In che consiste? Si parte dal
problema: in un certo periodo tempo, tante
leggi e regolamenti si sono accavallati, in
maniera spesso non coordinata, con la
conseguenza che, a un certo punto, le regole
che disciplinano una materia sono tante, è
difficile capire quali esistano e quali
siano state abrogate da leggi successive, si
crea cioè quella che è stata efficacemente
chiamata “giungla normativa”. A questo
punto, che fa il testo unico? Raccoglie
tutte le norme che si sono succedute nel
tempo in quella materia, le esamina, vede
quali sono quelle ancora vigenti, valuta se
queste norme sono ancora valide o se sono
diventate antiquate, valuta anche se le
regole possono essere semplificate o scritte
meglio. Infine, tutte le norme che sono
rimaste sono “messe” in un unico testo e
tutte le leggi e i regolamenti preesistenti
sono abrogati.
Questa è l’operazione che è stata fatta
anche per il testo unico sulla
documentazione amministrativa.
Negli ultimi tre anni, a partire dalla legge
n. 15 del 1968 (ma il testo unico esamina
anche norme precedenti), in materia di
documentazione amministrativa si sono avute
molte novità, dovute, da una parte,
all’esigenza di ridurre il fardello di
documenti e di formalità burocratiche
richiesti ai cittadini, dall’altra,
all’innovazione tecnologica, che ha
consentito di modernizzare le
amministrazioni pubbliche con l’introduzione
degli strumenti informatici e telematici
negli uffici pubblici.
Il
rischio era che tutte queste novità, proprio
perché succedutesi in poco tempo e contenute
in leggi e regolamenti sparsi, fossero poco
conosciute al di fuori della cerchia degli
addetti ai lavori; con la conseguenza che i
cittadini, poco abituati a districarsi nelle
leggi, anche in quelle di semplificazione,
continuassero, complice una certa burocrazia
refrattaria alle nuove regole, a vivere come
se nulla fosse accaduto.
Con il testo unico si è fatta dunque una
duplice operazione: si sono raccolte e
sistemate in un unico testo, che ha valore
“misto” di legge e di regolamento, tutte le
norme che riguardano la materia della
documentazione amministrativa (dai
certificati alla firma digitale); si è fatta
un’ulteriore opera di semplificazione,
introducendo, in particolare, il divieto per
le amministrazioni di chiedere certificati
in tutti quei casi, cioè la quasi totalità,
in cui sia ammessa l’autodichiarazione.
Il testo unico è frutto del lavoro del
Nucleo per la semplificazione delle norme e
delle procedure e del Progetto
“semplifichiamo” del Dipartimento della
funzione pubblica. Le attività del progetto
sono illustrate alla fine di questa Guida.
Il Nucleo per la semplificazione è stato
istituito dalla legge n. 50 del 1999, la
prima legge annuale di semplificazione. Si
tratta di un’unità di missione, cioè di un
ufficio sorto per svolgere un compito ben
preciso: semplificare le procedure
amministrative e riordinare le norme
esistenti in testi unici. A questo compito
se ne affianca un altro, sempre finalizzato
al miglioramento della qualità delle norme:
introdurre nel nostro processo normativo
l’analisi dell’impatto della regolazione.
L’attività
del Nucleo –con tutte le difficoltà connesse
ai primi quindici mesi di vita di una nuova
entità, che ha lavorato al 60% dell’organico
previsto per legge- ha consentito, oramai
alla fine della legislatura, di tracciare un
bilancio dello stato della semplificazione.
Questi i numeri: su circa 184 procedimenti
per i quali le leggi Bassanini prevedono la
semplificazione ad opera del Governo, per 54
è stato accertato, dopo un’istruttoria, che
la semplificazione era stata realizzata da
altre leggi (per esempio, in materia di
commercio), altri 91 procedimenti sono stati
semplificati con regolamenti in vigore o
almeno già esaminati dal Consiglio dei
Ministri, altri diciassette saranno
semplificati entro l’estate, mentre solo per
26 procedimenti deve ancora essere avviata
l’istruttoria.
Alla semplificazione procedimentale si
aggiunge il riordino delle norme per testi
unici. Il testo unico sulla documentazione
amministrativa è il primo ad entrare in
vigore (ma andrebbe ricordato, in questa
legislatura, anche quello sugli enti
locali). Altri testi unici, però, sono
pronti e stanno seguendo la procedura
prevista per la loro emanazione:
sull’università, sull’attività edilizia dei
privati cittadini, sull’espropriazione per
pubblica utilità, e poi ancora sulle
pensioni e sulle spese per il funzionamento
della giustizia.
Il testo unico sulla documentazione
amministrativa ha l’importanza della
primogenitura; nella stesura sono stati
affrontati tutti i problemi: le tecniche per
rendere facilmente comprensibile il testo,
per raccogliere quanto più possibile tutte
le norme della materia (definire il confine
non è stato facile), per semplificare il
linguaggio senza modificare il senso della
norma; la semplificazione ulteriore di
alcune procedure prima di inserirle nel
testo unico; la combinazione delle procedure
tradizionali con le nuove opportunità
consentite dall’innovazione tecnologica.
Ora
la normativa sui documenti e i certificati
c’è ed è tutta reperibile in un solo testo:
toccherà alle amministrazioni applicarla
nella vita di tutti i giorni e ai cittadini
servirsene.
Questa guida si propone di illustrare le
novità del Testo Unico e che cosa bisogna
fare per metterle in pratica. Contiene 12
paragrafi che corrispondono, ciascuno, ad un
argomento. Ogni paragrafo è diviso in due
parti. La prima, “che cosa cambia” spiega
quali sono le novità e quali sono gli
effetti pratici del Testo Unico. La seconda,
“perché”, spiega l’evoluzione delle norme e
le ragioni che hanno portato alle nuove
disposizioni.
Chi vuole saperne di più troverà, alla fine
della guida, la risposta alle esigenze di
approfondimento che possono nascere dalla
lettura del Testo Unico.
Ultimo aggiornamento: 15 febbraio 2002 |